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Dopo aver raggiunto la notorietà come attrice negli anni Trenta, Elsa de' Giorgi lascia il cinema per il teatro, dedicandosi in seguito alla regia, alla critica, alla saggistica e alla letteratura; pubblica poesie, romanzi e alcuni preziosi memoir ricchi di riflessioni e ricordi cinematografici, grazie ai quali possiamo oggi esplorare in modo inedito un'importante fase del cinema italiano. La sua figura sale agli onori della cronaca in diverse occasioni, ma l'interesse non è determinato dalla sua attività culturale o interessato a essa. Su di lei aleggiano invece leggende incentrate su champagne, mascherate e misteriose lettere d'amore ingiallite dal tempo, potenti detonatori di polemiche mediatiche. Questo libro ricostruisce una controstoria di genere, la cui protagonista si rivela essere una intellettuale originale e per niente organica. Occuparsi di lei significa interrogarsi anche sugli scenari del dopoguerra, quando la cultura di massa guadagna progressivamente spazio ridisegnando il campo intellettuale, segnato dal fantasma del fascismo, da elementi di instabilità nuovi e da un'antica misoginia. La vicenda de' Giorgi si colloca così al crocevia di traumi storici, questioni di gender e la crisi delle élite intellettuali.